L'abbazia di Rivalta di Torino nella storia monastica europea

a cura di Rinaldo Comba e Luca Patria

Introduzione

La decisione del Comune di Rivalta di Torino di valorizzare quanto rimane dell’antica abbazia cistercense, già prevostura regolare, dei Santi Pietro e Andrea, di documentarne la fase più antica emersa da rigorosi scavi archeologici, di approfondirne lo studio attraverso un convegno internazionale a cui partecipassero studiosi affermati di diversa formazione scientifica non poteva non incontrare l’adesione di quanti hanno a cuore i beni culturali, le testimonianze d’arte e di vita del nostro passato.
Al progetto ha aderito con entusiasmo la Società per gli Studi Storici, Archeologici e Artistici della Provincia di Cuneo, che ha al suo attivo indagini approfondite su alcuni dei principali cenobi cistercensi del Piemonte. Il motivo era semplice e non si riconnetteva soltanto al dovere di valorizzare un patrimonio storico-artistico e archeologico di alto valore. Si riconnetteva agli intrecci evidenti e fortissimi che da otto secoli Rivalta intratteneva con alcune chiese e località che ne dipendevano e che oggi si trovano nell’attuale provincia di Cuneo: da Becetto, a Falicetto, a Villanova di Moretta. Ma soprattutto si riconnetteva alla possibilità di approfondire, da un angolo visuale nuovo e alla luce di una straordinaria documentazione ancora in parte inedita, la storia di Staffarda, di cui Rivalta divenne abbazia-figlia nel 1265 e che già era presente, con la sua grangia del Drosso, in un’area non distante dall’antica canonica e dalle mura di Torino. La storia religiosa e monastica del Piemonte sud-occidentale non poteva non esserne favorevolmente illuminata, come gli Atti del presente convegno confermano abbondantemente.
Da un punto di vista più generale, l’incontro offriva la possibilità di proiettare ancora una volta la storia cosiddetta locale in quella dimensione problematica e storiografica generale che sempre dovrebbe avere.
Certi di aver compiuto un lavoro non da poco, la cui portata va sicuramente al di là della nostra piccola patria, ne affidiamo la fatica ai Rivaltesi e a quanti apprezzano libri di buona fattura e di solido contenuto, sperando, come sempre in questi casi, nella benevolenza dei lettori.