Rivalta partigiana

a cura di Donato Antoniello

Introduzione

Molte sono, ormai, le storie locali legate alla lotta di Liberazione ed anche questo lavoro rappresenta un modesto contributo alla comprensione di quel moto di popolo che ha caratterizzato la Storia della Resistenza Italiana. È una micro-storia che non esaurisce tutta la vicenda partigiana rivaltese ma inizia un discorso che deve proseguire anche su altri versanti storici sui quali occorre una riflessione più ampia che tenga necessariamente conto del recupero, della conservazione e della trasmissione della memoria relativa alla nostra storia. Un buon contributo ci è stato offerto da don Franco Ferro Tessior con Rivalta di Torino 1000 anni di storia al quale anche chi scrive ha fatto riferimento. Ma è un’altra la storia alla quale mi riferisco e che meriterebbe di essere ugualmente conservata e trasmessa, ed è la storia che non lascia tracce visibili o documenti, è la storia orale, quella che si tramanda di padre in figlio, da una generazione all’altra e che rischia di perdersi perché nessuno fino ad oggi si è curato di raccogliere né, purtroppo, di conoscere. È la storia delle nostre abitudini, dei nostri lavori e dei suoi ritmi, dei rapporti familiari ed interpersonali, dei nostri interessi ideali, civili e politici, delle vecchie fatiche nei campi e delle storie delle nostre cascine, dei nostri dialetti che si perdono e si trasformano in una società che diventa sempre più multietnica e multiculturale. È la storia dei nostri emigranti, delle loro difficoltà che somigliano a quelle di chi oggi cerca nelle nostre città un futuro migliore. Sono le storie di vita che caratterizzano una comunità e le forniscono un’identità. È un campo vastissimo di ricerca della nostra storia che, se non riusciamo a fissare in qualche modo, rischiamo di perdere con la conseguenza che se non conosciamo il nostro passato corriamo il serio pericolo di riviverlo nelle sue forme peggiori.

E questo lavoro ha tentato un recupero di questa memoria storica facendo uso di un semplice strumento, un magnetofono che consente di registrare, memorizzare e trascrivere le testimonianze orali che saranno conservate e curate, in questo caso, dall’Istituto piemontese per la storia della resistenza e della società contemporanea.

Ho intervistato i miei partigiani ed ho registrato i loro ricordi e da quelle testimonianze è venuta fuori un’altra città, un’altra Rivalta, molto diversa da quella che noi oggi conosciamo, con un reticolo straordinario di rapporti sociali molto stretti ed il cui tempo era scandito dai ritmi della vita contadina. Ricordi ed emozioni legate a situazioni del tutto particolari ed ormai sconosciute ai più. Di quest’ultimo aspetto non è traccia, se non in minima parte, in questo lavoro ma queste testimonianze potranno rappresentare una base propedeutica all’avvio di nuove ricerche sulla società rivaltese.

Abbiamo parlato soprattutto di Resistenza, di rastrellamenti, di lotta partigiana, di una lotta dura che la maggior parte dei nostri partigiani ha combattuto in Val Sangone, una piccola valle incuneata fra due grandi, quasi fosse preparata ad essere accerchiabile dall’alto e dietro, con una pianura e collina di piccoli centri insinuatisi addirittura dentro la metropoli senza soluzione di continuità.

Una guerra che li ha visti protagonisti ed i cui racconti sono stati sottoposti alle necessarie verifiche documentali. Sono stato accolto benevolmente nelle loro case ed a loro va il mio personale ringraziamento.